Liberazione animale by Peter Singer

Liberazione animale by Peter Singer

autore:Peter Singer [w, Liberazione animale tutto e pref 2015]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


4. Diventare vegetariani

Come produrre meno sofferenza e più. cibo a un costo ridotto per l’ambiente

Ora che abbiamo compreso la natura dello specismo e constatato le conseguenze che esso comporta per gli animali non umani, è tempo di chiederci: Che cosa possiamo fare? Vi sono molte cose che possiamo e dobbiamo fare. Dobbiamo, per esempio, scrivere ai nostri rappresentanti politici a proposito delle questioni discusse in questo libro; rendere consapevoli di tali questioni i nostri amici; educare i nostri figli a preoccuparsi del benessere di tutti gli esseri senzienti; e protestare pubblicamente in difesa degli animali non umani ogni volta che abbiamo l’effettiva possibilità di farlo.

Mentre è vero che dobbiamo fare tutto questo, c’è però un’altra cosa che possiamo fare e che è di fondamentale importanza; essa sorregge, rende coerenti e dota di senso tutte le nostre altre attività per gli animali. Questa specifica cosa è che ci assumiamo la responsabilità della nostra vita e che la rendiamo quanto più possibile immune da crudeltà. Il primo passo è smettere di mangiare gli animali. Molte persone che si oppongono alla crudeltà verso gli animali, si arrestano di fronte alla prospettiva di diventare vegetariane. È di tali persone che Oliver Goldsmith, il pensatore umanitario del diciottesimo secolo, scrisse: «Provano pietà, e mangiano gli oggetti della loro compassione».303

Da un punto di vista strettamente logico, forse, non c’è contraddizione nell’essere interessati agli animali sia sul piano della compassione che su quello gastronomico. Chi è contrario all’inflizione di sofferenze agli animali, ma non alla loro uccisione indolore, potrebbe coerentemente mangiare degli animali che siano vissuti liberi da ogni sofferenza e siano stati uccisi istantaneamente e senza pena. Tuttavia, praticamente e psicologicamente, è impossibile essere coerenti nel proprio interesse per gli animali non umani continuando a cibarsene. Se siamo disposti a togliere la vita a un altro essere soltanto allo scopo di soddisfare il nostro gusto per un particolare tipo di cibo, quell’essere non è niente di più che un mezzo per i nostri fini. Col tempo, arriveremo a considerare buoi, maiali e polli come cose destinate al nostro uso, indipendentemente da quanto profonda possa essere la nostra compassione; e quando scopriremo che, per continuare a rifornirci dei corpi di questi animali a un prezzo che possiamo pagare, è necessario cambiare un po’ le loro condizioni di vita, sarà improbabile che vediamo tali cambiamenti con occhio troppo critico. L’allevamento industriale non è nient’altro che l’applicazione della tecnologia all’idea che gli animali siano mezzi per i nostri fini. Le nostre abitudini alimentari ci sono care e non sono facilmente modificabili. Abbiamo tutto l’interesse a convincerci che la nostra preoccupazione per gli altri animali non ci obbliga a smettere di mangiarli. Nessuno che sia abituato a mangiare animali può essere completamente scevro di pregiudizi nel valutare se le condizioni in cui essi vengono allevati causino sofferenza.

Non è praticamente possibile allevare animali per scopi alimentari su larga scala senza infliggere considerevole sofferenza. Anche se non si usano i metodi intensivi, l’allevamento tradizionale comporta la castrazione, la separazione della madre dai



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